14 febbraio 2010
MODE
Delle pensose articolesse di Adriano Sofri qua si ha lo stesso giudizio di quelle di Eugenio Scalfari: esteticamente ineccepibili ma barocche, manierate e - dunque - noiose. Però, se uno ha voglia di arrivare fino in fondo, ogni tanto contengono robe condivisibili. Ieri Repubblica gli ha affidato un pezzo sul ritorno della Fede, insomma come mai Monica ed Agostino in prima serata e tutti a leggere la Bibbia, pure Erri De Luca che però non crede, eccetera? E lui ha scritto, come sempre, un bel mattone di marzapane. Però stavolta, tra un merletto rococò, un arabesco e una pippa mancina, ha piazzato questo quadrato pietrone romanico:
"La spiritualità, o almeno una sua accezione, si mostra così come un contraltare e una specie di risarcimento alla fiducia nel cambiamento comune del mondo e si sforza di arginarne la disfatta (...) Ci furono stagioni in cui ci si ubriacò dell'intenzione di cambiare il mondo, sicchè a sbornia passata si ripiega sul cambiamento di sè".
erri de luca
religione
sofri
| inviato da Attentialcane il 14/2/2010 alle 14:53 | |
30 luglio 2009
LO DICO DA CATTOLICO, SIA CHIARO
"Non ho mai avuto grandi simpatie per le iniziative a favore dello “sbattezzo”: mi sembra mostrino un”incapacità di vera indipendenza dalle chiese e una debolezza vittimistica fuori luogo".
Potrei sbagliare, ma mi pare che lo "sbattezzo" sia proprio (proprio) in polemica con quella Chiesa lì e non con generiche "chiese". Poi si può anche scrivere chiesa con la "c" e non con la "C", ma è un altro discorso. Un discorso ye-ye, diciamo.
7 novembre 2008
"EHI SONO PROPRIO CONTENTO PER TE E PER TUTTI I NERI, VE LO MERITATE"
Visto che - dopo gli ultimi post - ho ricevuto migliaia di telefonate di fans inviperiti ("Ehi, Attentialcane, ma sei come Berlusconi?"), milioni di mail e miliardi di sms dall'Ohio al Nevada, dalla Pennsylvania all'Oregon ("fuck off, attentivetothedog"), beh, siccome non ho tempo e soprattutto non sono bravo a chiarire, vi dico che la penso esattamente come lui.
"Adesso, improvvisamente, sono tutti contenti per i fratelli neri. È tra l’altro un altro dettaglio in cui si sente la grande differenza - anche generazionale - tra chi è contento che abbia vinto Obama perché è nero e chi è contento che abbia vinto Obama e non gliene è mai fregato niente che fosse nero. Insistere sul fatto che questa sia una grande vittoria contro il razzismo è riduttivo e antipatico: significa definire la grande campagna di Obama e il suo messaggio attraverso l’unico tratto involontario, ovvero il suo essere nero. Significa dirgli, dopo tutto quello che ha fatto e detto, “ehi, sono proprio contento per te e per tutti i neri, ve lo meritavate”. C’è un paternalismo insopportabile in tutto questo. Ed è la ragione per cui tutta questa insistenza sul “nero alla Casa Bianca”, che prevale su tutto il resto che entrerà alla Casa Bianca, mi infastidisce così: e poi magari esagero anch’io".
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